Nelle nebbie della storia del divertimento, la figura di Harry Houdini emerge come un colosso capace di sfidare non solo le catene fisiche ma anche quelle del mistero spirituale. L’epilogo della sua battaglia contro i medium si svolse in una notte carica di attese e di speranze, quella di Halloween del 1936, all’Hollywood Knickerbocker Hotel. Una folla di 300 persone, animata da una miscela di curiosità e speranza, si era radunata per assistere a un evento che avrebbe potuto segnare una svolta nel dialogo tra i vivi e i morti.

Il nome di Houdini, celebre per le sue evasione mozzafiato e per i suoi atti di escapologia, aveva assunto nel tempo un nuovo significato: quello di un acerrimo nemico dei medium. Il suo viaggio da artista a inquisitore di presunti contatti con l’aldilà era stato lungo e tortuoso. Nato a Budapest nel 1874 come Ehrich Weiss e immigrato negli Stati Uniti all’età di quattro anni, il giovane Houdini si era cimentato inizialmente in sedute spiritiche insieme a sua moglie Bess. Tuttavia, con il passare del tempo e l’accumulo di esperienze personali dolorose, la sua visione del mondo spirituale era mutata radicalmente.

La perdita del padre e poi della madre aveva spinto Houdini a cercare conforto nelle sedute spiritiche, ma l’insuccesso e la delusione lo avevano reso sempre più scettico. La sua crescente disillusione nei confronti dei medium lo portò a un punto di svolta: divenne un implacabile smascheratore di frodi. La sua competenza come illusionista lo rendeva particolarmente qualificato per rivelare i trucchi utilizzati dai medium per ingannare il pubblico. E così, armato della sua conoscenza, Houdini si mise all’opera, smantellando uno dopo l’altro i presunti fenomeni paranormali.

Tra i suoi bersagli, vi furono George Valiantine, famoso per le sue trombe fluttuanti, e Mina Crandon, che sosteneva di comunicare con lo spirito del suo defunto fratello. Houdini non lasciò alcuna pietra non girata, svelando trucchi e inganni, e dimostrando che dietro a queste presunte manifestazioni paranormali c’erano solo abili manipolazioni.

Nonostante la sua crociata, però, la morte lo colse inaspettatamente per un’appendicite acuta nel 1926. La sua scomparsa non pose fine alla sua lotta contro i medium. Prima di morire, aveva concordato con Bess un codice segreto, “Rosabelle, believe”, che avrebbe dovuto dimostrare un autentico contatto spirituale post-mortem. Bess, tenacemente, cercò questo segnale per dieci anni, attraverso innumerevoli sedute spiritiche. Nel 1929, il medium Arthur Ford dichiarò di aver ricevuto il codice, ma il suo successo fu avvolto in dubbi e controversie, con molti che sospettavano che avesse scoperto il codice da una biografia di Houdini.

Quella notte del 1936, quindi, rappresentava l’ultima occasione per Bess di ricevere un messaggio dal suo amato marito. L’evento, che univa lo spettacolo alla speranza, attirò un pubblico numeroso e un’attenzione mediatica significativa. La seduta spiritica fu un’affascinante commistione di musica, invocazioni e attese febbrili. Ma, nonostante l’intensità del momento e la profonda speranza di Bess, l’unico risultato fu un inquietante silenzio. Nessun messaggio, nessuna apparizione, nessun segno. Harry Houdini, l’uomo che aveva trascorso la vita a infrangere catene e confinamenti, sembrava aver sfuggito anche a questo ultimo, potenziale legame con il mondo dei vivi.

L’evento segnò non solo la fine di un’era per Bess Houdini, ma anche il consolidamento della reputazione di Houdini come il più grande smascheratore di medium. La sua eredità sopravvive ancora oggi, come monito contro la facile credulità e come ricordo di un uomo che, sia nella vita che nella morte, sfidò le convenzioni e sollecitò il mondo a guardare oltre le apparenze.