Nel corso del decennio francese, la Basilicata divenne teatro di intense operazioni militari finalizzate alla repressione del brigantaggio, un fenomeno già radicato nella regione ben prima dell’Unità d’Italia. Tra gli ufficiali francesi inviati a comandare le truppe, alcuni si distinsero non solo per le azioni belliche ma anche per la loro acuta capacità di osservazione delle realtà locali.

Tra questi, l’aiutante maggiore Duret de Tavel, che dal 1807 per tre anni condusse una campagna contro i briganti, lasciò un’importante testimonianza attraverso 37 lettere indirizzate al padre a Parigi. In queste lettere, de Tavel descrisse con vividezza le sue impressioni e le vicende militari, evidenziando i pregiudizi verso le popolazioni lucane ma anche esprimendo dubbi e interrogativi sulle condizioni di miseria osservate.

Il percorso dei soldati francesi attraverso la Basilicata li portò a confrontarsi con situazioni difficili, come il blocco dei briganti a Lauria e le sfide poste dalle condizioni meteorologiche avverse nelle “alte montagne di Campotenese”. De Tavel, nelle sue lettere, rifletteva sulla difficile distinzione tra briganti e abitanti locali, sottolineando come entrambi condividessero usanze, abbigliamento e tradizioni.

Anche il generale Nicolas Philips Desvernois, impegnato nella lotta al brigantaggio tra la costiera amalfitana e Lagonegro, documentò le sue esperienze e le profonde contraddizioni delle realtà locali. Desvernois, noto per la sua determinazione nell’adempiere al suo incarico, finì per piantare 184 “alberi della morte” lungo il percorso tra Amalfi e Lagonegro, simbolo dello zelo con cui perseguiva il suo compito.

Nonostante la durezza delle operazioni militari, Desvernois mostrò un’attenzione particolare alle condizioni di vita delle popolazioni, come emerge dal dettagliato rapporto inviato al re Giuseppe Bonaparte. Il generale criticava apertamente l’apatia e l’egoismo dei sindaci e dei decurionati locali, la corruzione dei funzionari pubblici e le ingiustizie fiscali che gravavano sui più poveri, auspicando riforme a favore di una maggiore equità sociale.

Queste testimonianze degli ufficiali francesi in Basilicata offrono uno spaccato unico di un periodo turbolento della storia italiana, in cui la repressione del brigantaggio si intrecciava con la scoperta di realtà complesse e sofferenti. Le lettere e i rapporti lasciati da de Tavel e Desvernois rimangono preziosi documenti per comprendere non solo le dinamiche militari del decennio francese ma anche le profonde questioni sociali e politiche che caratterizzavano la Basilicata di quel tempo.