Il giorno di Natale del 1647, Canterbury, una città inglese situata a circa 96 km a sud-est di Londra, fu teatro di una rivolta inaspettata. Il sindaco William Bridge aveva tentato di imprigionare il proprietario di un negozio per aver chiuso in occasione delle festività, scatenando la reazione dei cittadini. La folla, rifiutandosi di restare passiva, attaccò Bridge e prese il controllo della città, arrivando perfino a impadronirsi del magazzino municipale di polvere da sparo. Tra gli atti di protesta, vi fu anche l’apposizione di rami di agrifoglio per le strade.

Questa rivolta era l’apice di una guerra contro il Natale che imperversava nell’Inghilterra del XVII secolo, guidata dai cristiani stessi. Nonostante il Natale fosse celebrato sin dal IV secolo, coniugando tradizioni pagane e cristiane, i Puritani, un movimento protestante, lo consideravano troppo profano e contraddittorio rispetto ai principi della Chiesa.

Stephen Nissenbaum, storico e autore di “The Battle for Christmas”, sottolinea che i Puritani vedevano il Natale come una festa pagana travestita da celebrazione cristiana. La loro ostilità verso il Natale raggiunse l’apice sotto il regno di Carlo I, che celebrava la festività con lussuosi festeggiamenti.

Le tensioni tra il re e il Parlamento, alimentate anche da divergenze sulla celebrazione del Natale, sfociarono nella guerra civile del 1642. I Puritani, ora al potere, vietarono le celebrazioni natalizie e persino le funzioni religiose in quella data, inviando soldati per reprimere qualsiasi forma di disobbedienza.

La reazione popolare a questo divieto fu mista tra incredulità e ribellione. In diverse città, tra cui Norwich, Bury St. Edmund e Ipswich, scoppiarono disordini e manifestazioni contro il divieto. Anche la stampa entrò in gioco, con pubblicazioni pro-natalizie che criticavano aspramente le misure del Parlamento.

La figura di Oliver Cromwell, diventato Lord Protettore nel 1653, è spesso associata al divieto del Natale, sebbene in realtà si limitò a mantenere le politiche già in atto. Con la morte di Cromwell e il ripristino della monarchia nel 1660, il re Carlo II riportò le tradizioni natalizie, inclusi i festeggiamenti sfarzosi e le decorazioni.

Samuel Pepys, noto diarista dell’epoca, documentò il ritorno delle celebrazioni natalizie nel suo diario, simboleggiando il ripristino delle antiche usanze. Il divieto parlamentare, sebbene inefficace nel sopprimere lo spirito natalizio, mise in evidenza il ruolo della politica nella configurazione delle tradizioni popolari.

La rivolta di Canterbury rappresenta un episodio significativo nella storia inglese, riflettendo le tensioni culturali, religiose e politiche legate alla celebrazione del Natale.