Nonostante la vittoria italiana nella Sesta Battaglia dell’Isonzo, le tattiche del Generale Luigi Cadorna rimangono al centro di accese polemiche. Colleghi militari e figure politiche accusano il Capo di Stato Maggiore di adottare metodi di combattimento obsoleti e inefficaci, che provocano numerose perdite senza conseguire risultati significativi.

Una delle voci più critiche verso la strategia di Cadorna è quella del Colonnello Giulio Douhet, appartenente al Corpo d’Armata “Carnia”. Douhet, attraverso un diario personale e scambi epistolari, esprime il suo disappunto per l’approccio frontale di Cadorna, ritenuto responsabile della morte di numerosi valorosi soldati italiani.

Anche il Generale Luigi Capello, comandante della 2a Armata e figura ben nota all’opinione pubblica, si ritrova coinvolto in controversie con Cadorna. Quest’ultimo sospetta che Capello cospiri con alcuni ministri per destituirlo, portandolo a trasferire il Generale sull’Altopiano di Asiago, lontano dal teatro principale delle operazioni.

Intanto, sull’arena internazionale, l’Italia espande il suo impegno bellico inviando una divisione di 44.000 uomini in Grecia, su richiesta degli Alleati, per combattere l’esercito bulgaro, alleato degli Imperi Centrali. Questa missione vede al comando il Generale Carlo Petitti di Roreto, dimostrando l’adesione dell’Italia alla causa alleata anche fuori dai propri confini.

Il 28 agosto segna un’altra svolta, con l’Italia che dichiara ufficialmente guerra alla Germania. Fino ad allora, la dichiarazione di guerra era stata consegnata solo all’Imperatore d’Austria, Francesco Giuseppe, e non al Kaiser tedesco, Guglielmo II. Sebbene questa mossa rappresenti formalmente una novità, il sostegno tedesco all’Impero Austro-Ungarico era già una realtà consolidata, con armi e truppe inviate a rinforzare le posizioni sul fronte dolomitico.

Questi sviluppi sottolineano il complesso scenario in cui l’Italia cerca di navigare durante la Grande Guerra, tra controversie interne e nuovi teatri di conflitto internazionali.